Ordinazioni Diaconali 2017

Ordinazioni Diaconi Permanenti nella solennità di S. Carlo Borromeo 

Milano, Duomo – 4 novembre 2017

Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano

 

L’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace

  1. Contrastare la dispersione.

Il lupo rapisce e disperde le pecore, perché il mercenario è scappato. Il lupo, l’avidità, assale il corpo sociale e insinua che l’interesse privato prevarica sul bene comune se è abbastanza crudele e prepotente e così la convivenza si frantuma in gruppi di interesse; il lupo, lo spavento, assale le persone miti e le induce a cercare protezione nella solitudine e così il convivere si frantuma in celle da eremiti con le porte corazzate; il lupo, l’arroganza individualistica alimenta l’orgoglio e l’egoismo e costruisce persone che vivono pensando di essere il centro del mondo e gli unici che hanno diritti e pretendono di essere serviti  così la solidarietà si spezza in una giungla di arrivisti; il lupo, lo spregio per i diritti e le leggi, persegue progetti di potere e di guadagno aggredendo le regole della società e così la legalità si riduce a una complicazione procedurale in cui cercare la scappatoia per i propri scopi; il lupo, il branco selvaggio, si aggira e si appropria di spazi che diventano infrequentabili e così la città si frammenta in territori dominati da questa o da quella banda.

Il lupo è, nella pagina evangelica, l’immagine dell’insidia che compromette l’unità del gregge e fa risaltare l’opera del buon pastore che le raduna, pronto a contrastare le dispersione a prezzo della sua stessa vita.

 

  1. Il ministero ordinato a servizio dell’unità della Chiesa.

La scelta delle letture intende offrire elementi per l’elogio di san Carlo, della sua dedizione infaticabile per impedire la dispersione del popolo di Dio: la gente del suo tempo poteva essere tentata di frammentare la comunità cattolica sotto la pressione della riforma luterana; poteva essere tentata di disamore verso la Chiesa a motivo del comportamento scandaloso di alcuni preti; poteva essere tentata di disperdersi nell’esaltare le iniziative locali, nel servilismo verso i signori locali, nella creduloneria verso santoni e maghi, devozioni e superstizioni locali. San Carlo ha vegliato sul suo gregge in nome di Dio e l’ha conquistato alla comunione ecclesiale con la sua frequente presenza in ogni angolo della diocesi, con la sua esemplare dedizione a favore dei più tribolati per la povertà e le malattie, con la fermezza del suo governo e con la riforma del suo clero.

Le letture proclamate in questa solennità in cui sono ordinati cinque diaconi permanenti mettono in evidenza quale sia lo stile e la missione dei diaconi e lo scopo del ministero ordinato. Le parole di Paolo nella lettera agli Efesini insistono: le differenze di ruoli e di ministeri sono per costruire un solo corpo e per vivere in un solo spirito. Sì a ciascuno è stata data una grazia, ma se è una grazia è un dono per tutta la comunità. Sì ci sono diacono, preti, vescovi, consacrati/e, laici impegnati e cristiani che non hanno nessun impegno: ma guai a chi riceve la grazia come un privilegio, guai a chi ne fa motivo di pretesa. Tutto quanto è stato dato dimostra di essere grazia di Dio se contribuisce allo scopo di edificare il corpo di Cristo!

 

  1. Il servizio alla comunione.

Come si pratica un ministero perché sia servizio alla comunione?

In primo luogo c’è una visione di fondo, una intenzione generale: chi ha ricevuto la grazia è chiamato con una vocazione santa a fare della sua vita un dono, un servizio, fino al sacrificio.

Ma si può vivere altrimenti? Che vita è quella del mercenario, quello che serve finché ci sono vantaggi e non ci sono pericoli? Confermo che la vita che merita d’essere vissuta è la vita donata: non c’è altra possibilità di avere stima di sé, di vivere con la fierezza di non vivere invano.

In secondo luogo la coerenza con la grazia ricevuta richiede la cura per rendersi amabili: con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità. Coloro che si fanno avanti per mettere in pratica il comandamento dell’amore devono fare di tutto per rendersi amabili. Spesso si deve constatare che le difficoltà delle comunità, le divisioni che si creano, l’inconcludenza che genera frustrazione e disaffezione alla vita comune non nascono da posizioni ideologiche contrapposte, non nascono dallo scontro tra eresie e ortodossia, ma dalla reazione aspra e istintiva, dalla ostinazione che vuole ammettere i propri torti, dal risentimento che medita una rivincita, piuttosto che la riconciliazione, dalla volubilità che rende imprevedibili e inaffidabili. È necessario chiedere la grazia di arrivare fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

In terzo luogo la docilità all’opera di Dio, che è al di sopra di tutti ed è presente in tutti. La vita cristiana e la dedizione all’edificazione della comunità e dell’unità non sono un proposito velleitario, né una ricetta che si impara una volta per tutte. Il segreto è consegnarsi docili all’opera di Dio, lasciarsi condurre con disponibilità e semplicità. Ci aiuta e possono aiutare questi diaconi la famiglia, con le sue vicende talora complicate e imprevedibili, ci aiutano le circostanze che costringono a scelte e a modificare progetti e aspettative, ci aiuta la comunità con le sue attese e le sue pretese.

Invochiamo la protezione e l’intercessione di san Carlo, ci affidiamo sempre alla potenza dello Spirito Santo, siamo pieni di gratitudine per cinque uomini che si fanno avanti per collaborare con il Vescovo e riconosciamo in tutto questo la potenza di Dio che ci chiama a vivere nella comunione, a edificare una Chiesa unita, a resistere alle potenze del male che vogliono disperdere il popolo di Dio. Siamo convinti che solo in comunione, solo uniti possiamo essere segno del Regno che viene.