La preghiera del diacono

Mettiamo a disposizione di tutti i diaconi ambrosiani la “regola di preghiera” elaborata attraverso le indicazioni fornite durante questi anni dal magistero dell’Arcivescovo e dagli interventi dei formatori al Diaconato, ma anche tratte dall’esperienza viva della fede e del ministero dei diaconi e di coloro che sono in formazione. La offriamo come riferimento a tutti, nella consapevolezza che si tratta di una regola incompleta, sempre provvisoria e aperta, chiamata a svilupparsi, a correggersi, a modificarsi nel tempo con il contributo di tutti.

La preghiera del diacono

 Piccola regola affidata ai diaconi ambrosiani

  1. La cura per la celebrazione della Messa domenicale

 La preparazione. La Messa festiva va preparata, desiderata, celebrata con dignità. La preparazione significa anche la meditazione personale della parola di Dio offerta dalla liturgia domenicale, anche se non si prevede di dover predicare. Alcuni diaconi preparano la liturgia della Parola della domenica successiva insieme ai presbiteri e ai fedeli della comunità.

I diaconi cercano, per quanto è possibile, di partecipare alla celebrazione eucaristica anche durante la settimana.

La preghiera feriale in assenza della celebrazione eucaristia. Molti diaconi celebrano durante la settimana liturgie della Parola in luogo della celebrazione eucaristica. In queste celebrazioni feriali in mancanza del presbiteri, è possibile e forse opportuno scegliere di celebrare le Lodi mattutine o i Vespri in forma comunitaria, cui si può aggiungere una liturgia della Parola, proclamando le letture della Messa o il solo Vangelo al termine della recita delle acclamazioni a Cristo Signore alle Lodi oppure al termine delle intercessioni a Vespri. Alla proclamazione della Parola può seguire un breve intervento del diacono, ed eventualmente la distribuzione dell’Eucaristia, concludendo con il Padre nostro e la benedizione.

Pregare mentre si celebra. Il diacono si preoccupa anzitutto di pregare realmente mentre celebra; solo così potrà educare altri alla preghiera. Egli farà memoria del fatto che la liturgia è prima di tutto azione di Gesù a nostro vantaggio, non qualcosa che noi facciamo per lui; nella celebrazione liturgica è possibile riconoscere il primato di Dio che agisce, il primato dello Spirito che opera. In questo senso, la celebrazione liturgica è anche esercizio del distacco da noi stessi, nella certezza che siamo in Gesù ed egli si prende cura di noi quando non riusciamo ad esprimere quei sentimenti profondi che desidereremmo avere: «la liturgia è davvero una grande educatrice al primato della fede e della grazia: è quello che chiamo l’aspetto “mistico” della liturgia, che non vanifica il cammino ascetico di cura minuziosa di tutte le osservanze liturgiche, ma ne costituisce il cuore e l’anima» (C.M.Martini).

Il diacono presta il cuore e la voce e tutta la sua persona alla preghiera universale della Chiesa, la sua è una “preghiera di servizio alla Chiesa”.

 

  1. Il diacono maestro di preghiera

Il diacono insegna a pregare. Il diacono insegna a pregare anzitutto coltivando sull’assemblea di fronte alla quale è posto lo stesso sguardo di Gesù che, vedendo le folle, “ne ebbe compassione” (Mc 6,34). Il diacono coltiva il gusto di una celebrazione fatta bene, verifica che ognuno conosca il compito che gli è affidato nella celebrazione e si preoccupa che per ogni compito nell’ambito della celebrazione (lettori, ministranti, animatori musicali…) vi sia nei limiti del possibile qualcuno incaricato di svolgerlo.

Il diacono insegna a pregare facendo proprio uno stile di preghiera semplice e vero, che evita gli estremi del narcisismo, dell’estetismo, e della trasandatezza.

Il diacono prega e insegna a pregare anche nel contesto concreto del suo vissuto: quindi nel contesto di coppia o familiare, nel contesto professionale o dove svolge il suo ministero diaconale.

Pregare nell’ambiente di lavoro. Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, alcune esperienze concrete possono suggerire interessanti applicazioni del ruolo del diacono come educatore alla preghiera: spesso vengono sfruttate le pause pranzo, vi sono iniziative di preghiera che coinvolgono e stimolano i colleghi di lavoro, c’è una preghiera che prende spunto dalle vicende che interessano l’ambiente di lavoro. Il diacono che propone momenti di preghiera sul luogo di lavoro o ai colleghi di lavoro prolunga l’annuncio del Vangelo raggiungendo anche persone lontane dalla vita ecclesiale.

  1. Il diacono uomo di preghiera

La vita secondo lo Spirito a partire dal ministero. Il Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti afferma che «fonte primaria del progresso nella vita spirituale è senza dubbio l’adempimento fedele e instancabile del ministero in un motivato e sempre perseguito contesto di unità di vita» (n. 51).

Sulla stessa linea, il nostro Arcivescovo ci ha ricordato che «il ministero, se svolto secondo lo Spirito, conduce a tratti inediti di vita spirituale che avvicinano a Dio, configurando a Gesù, il servo obbediente. Per fare qualche esempio: il diacono impara di nuovo a pregare proprio perché deve curare, guidare, formare la preghiera della comunità; il diacono impara la consistenza della carità perché la esercita nella edificazione della comunione con i presbiteri, gli altri diaconi, il popolo cristiano, in particolare nella assistenza dei malati, nella premura verso i poveri, nell’ascolto delle persone; il diacono approfondisce la conoscenza e l’amore della Chiesa perché se ne fa carico con diretta responsabilità nel consigliare, nel collaborare, nel dirigere alcuni aspetti dell’attività pastorale; il diacono sposato approfondisce la sua spiritualità diaconale proprio perché in comunione con la moglie compie un continuo discernimento su impegni, priorità, ed eventuali momenti di condivisione di attività di impegno pastorale; il diacono celibe approfondisce il significato del suo celibato proprio perché nel ministero unifica la sua storia e la sua persona nel segno del servizio e dell’imitazione di Gesù».

Pregare la Liturgia delle ore. Mens concordet voci: i diaconi sanno che nella preghiera cristiana è il cuore chiamato a sintonizzarsi con le parole che si dicono, ad adattarsi ad un testo che non è nostro. C’è una verità che supera quel che io vedo ed è che la preghiera non è mia, anzi la preghiera cristiana mi tira fuori da me stesso per farmi aderire ad una realtà più grande, che è Cristo e che è la Chiesa. I diaconi apprezzano il ritmo orario di questa preghiera, i tempi fissi e cadenzati: essi sono una sfida che dà loro il senso di un ancoraggio in mezzo ad una vita convulsa.

La preghiera di intercessione. Intercedere significa vivere l’amore di Dio per il mondo pregando; intercedere è pregare per tutti coloro che ci sono affidati, come fece Gesù fin dagli inizi della sua vita pubblica. I diaconi pregano intercedendo anche incontrando segni e passando per luoghi che in molti modi costituiscono un invito a ricordarsi di qualcuno.

Pregare la Parola. Per la lectio divina, il criterio di organizzazione del diacono non è normalmente quotidiano ma piuttosto settimanale (per es. un momento o più distesi durante la settimana e delle riprese veloci negli altri giorni, una distribuzione della lectio su un unico testo “spalmata” nella settimana). Per il diacono, la parola di Dio è spesso “nomade”: brevi versetti da portarsi in giro, scrivendoli su foglietti tascabili, da riprendere ogni tanto durante la giornata: briciole saporose della Parola.

I luoghi della preghiera del diacono. La preghiera del diacono è una preghiera creativa, che cerca nuovi luoghi: l’ambiente di lavoro, l’auto o gli altri mezzi di trasporto, la chiesa che si trova sul percorso per andare al lavoro, un monastero, una comunità di preghiera vicina o per qualsiasi motivo cara alla memoria di fede del diacono o della comunità cristiana locale. I diaconi praticano volentieri la tradizionale “visita” eucaristica nelle chiese che incontrano sui loro percorsi consueti.

La “preghiera digitale”. Consapevole del rischio della distrazione connesso ai supporti digitali, il diacono non disdegna l’uso della rete per la preghiera, utilizzando i siti isituzionali come quello della Chiesa di Milano, i diversi siti o blog di commento alla Parola, ma anche lo scambio della Parola tramite le applicazioni del telefono cellulare.

I ritmi della preghiera del diacono. a. La preghiera quotidiana: ogni giorno deve essere ritmato dalla preghiera liturgica; il diacono si impegna a pregare almeno Lodi, Vespri e Compieta; b. La preghiera settimanale: perché la vita spirituale si nutra, la settimana deve essere caratterizzata in modo da prevedere almeno un momento settimanale di lectio divina approfondita e un momento di preghiera prolungata per es. nella forma dell’adorazione eucaristica; c. La preghiera annuale: l’anno liturgico è un atto di sapiente pedagogia della Chiesa: ogni anno è doveroso, nei limiti del possibile, vivere un corso di esercizi spirituali.

La preghiera di coppia: la prospettiva del ministero ordinato stimola in molti casi una ripresa o un approfondimento della preghiera di coppia o famigliare, attraverso modalità di condivisione dell’ascolto della Parola o della recita della Liturgia delle ore o in altre modalità.

 

  1. Cammini di maturazione della preghiera diaconale

Si possono indicare alcune dinamiche di maturazione della preghiera, di progresso nell’assimilazione dell’autentico spirito di preghiera da parte dei diaconi. Esse sono state formulate dalla sapienza degli accompagnatori della formazione ma sono emerse anche dal vissuto dei diaconi stessi e di coloro che sono in formazione:

  1. il passaggio dal dovere di pregare al gusto per la preghiera, dalla preghiera subìta alla preghiera ricercata, avvertita come un bisogno e di cui si soffre la mancanza, come un momento di respiro, di distensione; si impara ad avvertire il piacere della preghiera;
  2. il passaggio dalla preghiera come “qualcosa da fare” alla preghiera come “luogo” in cui ci si “lascia fare”, ci si lascia plasmare dallo Spirito, ci si lascia trasformare interiormente, conseguendo quindi i frutti dello Spirito, che sono gioia e pace e benevolenza e soprattutto la gratuità del dono, la carità;
  3. il passaggio dal mistero al ministero: dal semplice adempimento di riti alla cura per fare entrare l’assemblea nella preghiera della Chiesa, anzitutto facendo propria la preghiera stessa della Chiesa e lasciando spazio all’affermarsi del primato della dimensione ecclesiale della preghiera
  4. l’acquisizione della regolarità della preghiera, l’ordine, il metodo della preghiera: il passaggio dalla spontaneità un po’ casuale alla regolarità che non spegne la verità della partecipazione personale; è un acquisire la fedeltà, oltre gli slanci;
  5. il tema dell’unità di vita: scoprire e vivere il nesso tra preghiera e relazioni, identità personale e identità diaconale, ottenere un maggior ordine personale, vivere un cammino di unificazione;
  6. prendere atto di come cambia la percezione del volto di Dio;
  7. imparare a familiarizzare sempre di più nella preghiera con l’umanità di Cristo;
  8. la scoperta e la valorizzazione del silenzio e dell’ascolto e la cura per la qualità della propria interiorità;
  9. modificare il centro della propria vita: non più se stessi;
  10. imparare ad integrare nella tensione verso Dio i sentimenti e le emozioni che risuonano nella preghiera, senza limitarsi a contrastarli e senza assolutizzarli come se fossero l’elemento decisivo della preghiera;
  11. superare le opposte derive dell’intimismo e dell’iperattivismo, cioè dello gnosticismo e del pelagianesimo
  12. vivere la preghiera come luogo di discernimento.

 

Luglio 2019

don Giuseppe Como