Solitamente il giovedì diaconale che si svolge nel mese di gennaio è un momento in cui i diaconi incontrano una realtà diocesana nell’ambito della carità, dell’assistenza alla persona e della condivisione: realtà che possono interpellare da vicino il ministero diaconale. Anche questo appuntamento si è dovuto svolgere in modalità di videoconferenza, ma questo non ha sminuito l’importanza degli incontri che si sono svolti per zone pastorali. Proponiamo un estratto di alcuni incontri.
Don Marco Casale, attività Caritas a Varese.
L’ascolto, ovvero il cuore dell’attività: nella provincia vi sono 30 centri ascolto, basati sulla disponibilità all’ascolto e all’apertura verso il povero. Servono figure che sappiano ascoltare, disponibili alla formazione all’arte dell’ascolto per raccogliere racconti di vita difficile e accompagnare il povero in un percorso in cui trovare dignità ed autonomia, aiutandolo a fidarsi ed aprirsi. Caritas parrocchiale e Caritas decanale sono la nervatura, all’interno di questo si organizzano anche opere come Casa San Carlo, una realtà di housing sociale che ospita 19 uomini in emergenza dimora, e Casa S. Margherita che ospita 10 donne. Nel 2013 alla Brunella, i Frati Francescani Minori hanno chiuso il convento lasciando la parrocchia, la mensa e l’armadio del povero. In quasi 8 anni, anche con l’aiuto di un diacono, sono stati ampliati i servizi, tra i quali i pasti della mensa, l’armadio, introdotto il servizio docce, il servizio farmaceutico, l’ambulatorio di base e l’emporio solidale; anche i volontari sono aumentati ed oggi sono 150. In questo periodo vengono coinvolti i giovani universitari, dei gruppi di associazioni Covo e Scout, che hanno risposto generosamente all’appello. Oggi, purtroppo, ci sono nuove forme di povertà legate ad insufficienza di reddito. La preoccupazione maggiore è rivolta alle persone bisognose che non si presentano e qui nasce l’importanza di essere comunità cristiana pronta ad accorgersi delle nuove povertà prima che sia troppo tardi (esempio: sfratti esecutivi), è una frontiera importante: è il modo giusto di rispondere al nascere di nuove situazioni di povertà, intercettandole e prevenendo l’emergenza. Sicuramente un impegno per i diaconi è quello di intercettare il bisogno degli individui in difficoltà mettendo anche a disposizione il proprio tempo: fare volontariato è un dovere morale, per il giovane e per l’adulto.
I diaconi della Zona Pastorale II
Oliviero Motta, responsabile della Cooperativa Intrecci.
Scopo dell’incontro era quello di far conoscere una realtà del mondo Caritas su un territorio dove prende forma l’esperienza cristiana, come esperienza di dire il senso della vita, della solidarietà, della cura, dell’inclusione. Una realtà capace di generare spazi e tempi di vita reale e feconda, legata ai ritmi dell’accompagnamento quotidiano verso le persone che maggiormente risentono di questa situazione di difficoltà. Il sig. Oliviero Motta ha presentato la Cooperativa Intrecci, voluta dal rimpianto Mons. Giampaolo Citterio che, con la sua lungimiranza profetica, ha saputo interpretare, quelli che oggi definiamo “territori esistenziali”, le fragilità allora presenti sul territorio di Rho. Con la sua capacità comunicativa e coinvolgente, ha coinvolto nella realizzazione di questo progetto anche le forze politiche presenti sul territorio. La cooperazione di più soggetti, che hanno aderito a questa iniziativa, ha permesso di realizzare una mensa che attualmente riesce a preparare pranzo e cena per circa 33.000 pasti all’anno. Esiste anche un dormitorio – Casa Itaca – operativo 365 giorni all’anno con docce, attualmente per soli uomini. Si sta progettando di allargare questa possibilità anche alle donne. Esiste anche un ambulatorio medico gestito da medici volontari. I diaconi concordano che la prima carità verso queste persone è quella della vicinanza e dell’ascolto; poi si potrà trovare, insieme, il modo di soddisfare il loro bisogno. Non va dimenticato, ribadivano alcuni interventi, che la carità va fatta bene e pertanto è necessario una preparazione a tale scopo. Preparazione che richiede una capacità di lettura del territorio per conoscere le fragilità esistenti e anche capacità di progettazione per evitare di disperdere le forze e le risorse.
I diaconi della Zona Pastorale IV
Don Ettore Dubini e collaboratori Cooperativa Emmaus Villaggio Ambrosiano di Paderno Dugnano.
La cooperativa è nata nel 1986, periodo in cui don Ettore era residente a Calderara come responsabile di zona della pastorale del lavoro. Tale incarico gli ha permesso di conoscere bene la realtà della zona più industrializzata della diocesi e soprattutto di vedere come la disabilità, riguardo al lavoro, fosse un ambito sostanzialmente disatteso. Così è iniziata “l’avventura” nei locali dell’Oratorio, ed oggi la cooperativa è in una struttura propria di fianco alla chiesa del Villaggio Ambrosiano e nel tempo si è arricchita di altre due “offerte”: il Centro diurno per anziani Ain Karem e nel settembre scorso Zarepta, centro per la disabilità adulta. I nomi, è facile capirlo, sono di origine biblica, a cominciare dal primo: “Emmaus”, suggerito a don Ettore da un viaggio in Terra Santa: riconoscere il Signore nello spezzare il pane per chi più ne ha bisogno, i disabili e le loro famiglie. All’esposizione sono seguite le domande, con reciproca soddisfazione e specialmente con frutto spirituale: la diaconia, ha tenuto a dirci don Ettore, si esprime in modo particolare nella carità, nella solidarietà concreta, senza trascurare la preghiera personale e comunitaria.
I diaconi della Zona Pastorale VII