Evangelizzare l’ambiente di vita

Vi presentiamo un nuovo testo dal titolo “Evangelizzare l’ambiente di vita”, che presenta l’esperienza di Parrocchia missionaria realizzata attraverso l’impegno dei laici in piccoli gruppi. Dopo oltre trent’anni di esperienza delle Cellule a Milano e in Italia,è sembrato importante allineare l’insegnamento del Magistero e valorizzare l’esperienza vissuta nel mondo intero, dopo il riconoscimento pontificio definitivo dal 2015. La diffusione nel mondo intero ha avuto una grande spinta proprio dall’esistenza di questa esperienza parrocchiale.

Una espressione del Card. George Basil Hume, definiva la “parrocchia il gigante addormentato”, perché fatica a esplicare l’enorme potenziale di testimonianza dei laici e la loro corresponsabilità nella missione essenziale della Chiesa: “La Chiesa esiste per evangelizzare”, come afferma San Paolo VI nella “Evangelii Nuntiandi”.

Un testo autorevole per spalancare l’attenzione su questa esperienza alla portata di ogni parrocchia è la “Prefazione” di S.E. Mons. Rino Fisichella:

Il lavoro svolto dai numerosi evangelizzatori e riassunto in questo particolare volume viene incontro alle odierne esigenze di trovare un linguaggio più attuale e adatto alla nuova cultura che sta emergendo. Il kerygma, infatti, si è sempre inserito nelle culture per poter parlare agli uomini in modo da essere compreso e in questa opera di mediazione si è creata una nuova espressione culturale con impressa in sé i tratti propri della fede. Non c’e mai stato un mero inserirsi nelle culture senza esplicitare la verità che l’annuncio del Vangelo portava con sé. Oggi questo annuncio va inserito nella nuova cultura, figlia della scienza e della tecnica, con un’estensione globale: la cultura digitale.

In questo, come avviene appunto nelle Cellule Parrocchiali, un ruolo del tutto peculiare può essere svolto dai laici. Il documento Christifideles laici (1988), che costituisce un vero patrimonio di teologia e spiritualità, può aiutare a comprendere il ruolo insostituibile che uomini e donne laici possiedono in questo peculiare momento della storia. In egual modo anche la costituzione del concilio sulla Chiesa, Lumen gentium, possiede una chiave interpretativa del tutto originale e determinante per chiarire l’apporto del laicato nella nuova evangelizzazione.

Si legge: ≪I laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo≫ (LG 33). Proprio l’inciso ≪se non per loro mezzo≫, dovrebbe provocare seriamente la nostra riflessione sull’apporto peculiare che i laici sono chiamati a realizzare. È ovvio che vi sono ambienti e contesti che non potranno essere raggiunti da nessuno se non da laici e laiche che con la loro vita professionale e quotidiana sono in grado di dare testimonianza della fede. La loro presenza in questi ambienti e insostituibile e solo loro sono capaci di portare quella prima forma di umanizzazione che é spesso preludio necessario per parlare di Gesu Cristo. La loro azione sarà tanto più efficace quanto più porteranno con se la comunità di appartenenza che li incoraggia alla missione, li sostiene nelle difficolta e permane come luogo di riferimento dove poter raccontare le meraviglie che il Signore compie per mezzo del loro apostolato Il magistero di papa Francesco ha impresso un ritmo ancora più calzante all’impegno di evangelizzazione. La fortunata formula “Chiesa in uscita” ha consentito di rafforzare la convinzione di quanto sia urgente e necessario per il rinnovamento della vita ecclesiale un impegno che assuma in sé l’esigenza della condivisione e partecipazione, così che diventi feconda proprio come nel metodo delle Cellule.

L’annuncio e la proclamazione di un evento e di un’esperienza concreta. Non ha nulla a che vedere con una bella predica, o una catechesi. Ciò che i testi sacri intendono sottolineare e che prima ancora del contenuto esiste l’azione stessa dell’annuncio che proclama il regno di Dio. Non è un caso che nel Vangelo e  nelle lettere di Giovanni non si trovi questo termine né il verbo, perché l’evangelista preferisce utilizzare “testimonianza” e “testimoniare”. Per lui l’annuncio non è altro che partecipazione e condivisione dell’evento: ≪Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifesto, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza≫ (1 Gv 1,1-2).

Mi auguro sinceramente che questo volume possa essere un aiuto e un sostegno per tutti coloro che sentono la spinta a evangelizzare e fanno proprio il monito di san Paolo: ≪Guai a me se non annuncio il Vangelo!≫ (1 Cor 9,16).

✠ Rino Fisichella

Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione

 

In questo ideogramma è esemplificato il percorso della testimonianza di un laico (discepolo-missionario), attraverso le proprie relazioni quotidiane nel proprio ambiente di vita: la famiglia, il lavoro, il tempo libero e il vicinato.