Duomo di Milano, sabato 15 novembre 2014 ore 17.30
Messa vigiliare della I domenica d’Avvento
Testi liturgici: Is 24,16b-23; Sal 79 (80); 1 Cor 15,22-28; Mc 13,1-127
Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano
- «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Annuncio della Risurrezione, Mc 16,15). L’annuncio evangelico della Risurrezione risuona in modo del tutto particolare in questa celebrazione vigiliare sia perché in essa diamo inizio al tempo di Avvento, sia perché oggi, in modo speciale, vengono rivolte a voi, cari ordinandi. Sono l’eco del disegno di salvezza della Trinità. La Trinità ha voluto, liberamente e gratuitamente, inviare il Figlio per la salvezza degli uomini. L’andate rivolto ai discepoli diventa l’invito di Gesù a partecipare della sua stessa esperienza di “inviato”. Nemmeno il Figlio, infatti, si è mandato da Sé; anzi, proprio perché Figlio tutto riceve dal Padre. Per questa ragione, lungo tutta la storia, la comunità cristiana è sempre stata consapevole che i suoi ministri ordinati le sono donati dal Signore: è Lui che vi chiama e invia attraverso la Chiesa «a servizio del popolo cristiano» (Impegni degli eletti).
- Carissimi, la liturgia della Parola di questa prima Domenica di Avvento ci mette davanti agli occhi una descrizione del tempo finale. Il profeta ed il Vangelo ci parlano di disgrazie e calamità. Le sentiamo oggi, forse, più vere che mai. Non di rado, infatti, quando abbiamo notizia di guerre, violenze, ingiustizie, atrocità, calamità naturali siamo presi dallo stesso sgomento che afferrò allora i quattro apostoli. Il Vangelo non a caso li nomina ad uno ad uno: Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea. E così davanti alla profezia escatologica del Signore anche sulle nostre labbra affiora la loro stessa domanda. «Lo interrogavano in disparte: “Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?”» (Vangelo, Mc 13, 3-4). Carissimi diaconi, siete chiamati a vivere in prima persona l’inquietudine che abita il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo e a farvene carico, Il vostro servizio inizia proprio da questa condivisione di vita, e quindi delle gioie e delle tristezze, degli affanni e delle attese, di tutti i nostri fratelli. li campo è il mondo, le vie da percorrere in uscita per andare incontro all’umano diventano per voi, con l’ordinazione, decisive. E gli inviati da Cristo hanno un cuore che batte con quello di chiunque viene al loro incontro.
- Gesù non lascia senza risposta la domanda dei Suoi. Egli, tuttavia, non si sofferma sul quando degli avvenimenti. Non si preoccupa, in prima istanza, di come sia possibile risparmiare alla libertà degli uomini la responsabilità e le conseguenze del male. Egli non ha evitato il male, l’ha preso su di Sé. Quale strada indica il Signore ai Suoi e, oggi, a noi? Egli invita, anzitutto, a vigilare soprattutto nei confronti dell’inganno: «Badate che nessuno v’inganni!» (Vangelo, Mc 13,5), e poi «se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci» (Vangelo, Mc 13,21). Il suo non è certamente un invito alla diffidenza: che cosa significano allora queste sue parole? In realtà Gesù vuole preparare i suoi discepoli a concentrarsi sull’attesa di Qualcuno, senza distrarsi speculando sui segni precursori di quella che deve essere la fine di tutte le cose. L’urgenza di questo richiamo nei nostri tempi carichi di questioni scottanti circa la nascita, la vita, il dolore, la morte, l’amore, la giustizia deve diventare la vostra, la nostra urgenza. E’ questo, carissimi, uno dei compiti essenziali del ministero ordinato nella vita della Chiesa e, pertanto, della diaconia che oggi, con il sacramento, ricevete. Una intensa e appassionata cura delle relazioni di comunione, che nasce dalla consapevolezza che siamo “una sola cosa” perché abbiamo in comune (koinonia) Cristo stesso presente qui ed ora perché, venuto nella debolezza della carne, rimane insieme a noi per la forza dello Spirito fino per ritornare alla fine della storia «sulle nubi con grande potenza e gloria» (Vangelo, Mc 13,27). Purtroppo, lo diciamo mettendo noi stessi al primo posto, per la nostra debolezza spesso infliggiamo ferite alla comunione che è invece principio di organizzazione materiale della nostra vita. Come conseguenza la sinodalità della nostra Chiesa ne resta oscurata. E noi ci affanniamo ad elaborare analisi e ad inventare strumenti per produrla. Ma in questo modo essa ci sfugge come se volessimo trattenere l’acqua impugnandola con le mani. Ai familiari dei diaconi sposati chiedo in modo particolare di testimoniare questo dono inestimabile della comunione che l’esperienza del bell’amore compiuta in famiglia rende particolarmente luminoso.
- La preghiera di ordinazione, con un’espressione semplice e bella, ricorda che Dio Padre ha «disposto che mediante i tre gradi del ministero da te istituito cresca e si edifichi il nuovo tempio» (Preghiera di ordinazione). Il peccato degli uomini — «i perfidi operano con perfidia» ha detto Isaia nella Lettura (Is 24,1 6b) — ha permesso l’ingresso della morte nel mondo (cfr. Epistola, ICor 15,22- 28), ha distrutto il tempio, cioè ha voluto impedire la presenza di Dio nella storia. Ma il Dio che viene è più potente e ha promesso di ricostruire il tempio, di vincere la morte con la potenza della Risurrezione. Il Risorto che vive nella comunità cristiana è questo tempio ricostruito, il luogo della presenza misericordiosa di Dio tra gli uomini. Al suo servizio oggi venite ordinati diaconi. Per questo noi tutti domanderemo per voi allo Spirito del Padre e del Figlio che siate «pieni di ogni virtù: sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito» (Preghiera di ordinazione). Tutto questo non solo e soprattutto per voi, ma a favore del popolo di Dio, a servizio della rigenerazione di quella trama di relazioni integrali e buone che è la Chiesa. La vostra presenza nelle comunità cristiane a cui siete inviati dall’Arcivescovo non ha come orizzonte quello di riempire “vuoti” o di prestare determinati servizi. L’orizzonte del vostro ministero di collaborazione con il Vescovo e i presbiteri è quello di rigenerare la Chiesa, in modo che tutte le donne e gli uomini possano imbattersi con la nuova creatura che nasce dall’incontro personale con Cristo nella comunità.
- Carissimi, questo gesto sacramentale che oggi fa di voi diaconi di Cristo e della Chiesa per sempre è celebrato all’inizio dell’ Avvento.
Che il desiderio e l’attesa operosa di Cristo che viene sia il primo pensiero di ogni vostra e nostra giornata. La Vergine Santa Vi accompagni. Amen.