Aprire la porta della Parola

Ascensione 2018 –  Lettorato

  1. Il sole è tramontato, la notte avvolge il mondo: tocca alla luna!

Quando il sole sparisce, la notte avvolge il mondo; allora tocca alla luna… Gregorio Magno dice che quando il Cristo scompare all’Ascensione, allora la Chiesa si desta per predicare, come la luna che si leva quando il sole si pone, e poi scompare quando il sole ritorna. La Chiesa splende, proprio riflettendo la luce del sole di Cristo, nel tempo dell’assenza del sole.

Il sole è tramontato, la notte avvolge il mondo: tocca alla luna!

  1. Ma gli uomini e le donne della Chiesa luna cosa guardano, cosa toccano, cosa ascoltano, …ora che il Verbo della vita non è più visibile, udibile, palpabile come per i primi suoi discepoli? Cosa dobbiamo guardare, ascoltare, toccare perché la luna che è la Chiesa rifletta davvero la luce che è Gesù Cristo?

Non il cielo! …perché se non guardi la terra, se allenti il legame sacro con la terra e le sue genti, il cielo si popola di nostalgie e di sogni. Le nostalgie dell’incanto di un mondo cristiano, di chiese piene e di oratori ancora più pieni; nostalgie di tempi in cui godevamo di privilegi e riconoscimenti e prestigi, nostalgie che hanno il tono della recriminazione e del lamento). E il cielo si popola di sogni, sogni di rinnovamento che si risolvono in auspici e proclami dove non si investe la vita, dove non si osano scelte coraggiose di cambiamento. Se stiamo a fissare il cielo così, finiamo per disertare la terra e il suo presente. Così il passato ruba il presente, l’oggi; e il domani copre il presente, l’oggi. La Chiesa che nel tempo dell’andarsene di Gesù fissa il cielo sarebbe “fuori luogo”; non riuscirebbe a riflettere/comunicare al mondo quel Oggi è nato per voi un salvatore, quel Oggi si realizzano le Scritture di Israele, le attese di ogni cuore, quel Oggi la salvezza è entrata in questa casa, quel Oggi sarai con me in paradiso.

Non il cielo, dunque!

…ma i fratelli, corpo vivo e reale di Gesù Cristo, sua memoria viva perché portano le stigmate dell’amore crocifiggente.

…ma i poveri, nostri maestri perché ci insegnano ad essere Chiesa che vive non già di quello che produciamo, ma di quello che riceviamo (la Parola, il Pane della vita).

…ma l’Eucaristia, al “piano superiore” del Cenacolo, memoria viva e vivificante dell’offrirsi di Gesù per fare di noi un cuor solo e un’anima sola, per fare di noi il suo corpo, dandoci la forma del suo corpo.

…ma la Scrittura, che veneriamo come lo stesso corpo del Signore. Sappiamo che ignorandola, noi ignoriamo lo stesso Gesù Cristo. Ecco, Alberto, il senso profondo del ministero di lettore che oggi ti viene conferito: testimonia e raccomanda alla Chiesa tutta la venerazione della Scrittura, perché ascoltandone la proclamazione e la spiegazione, tutti ascoltiamo la Parola del Signore e da essa ci lasciamo ammaestrare, convertire e condurre.

  1. Se non guardiamo, ascoltiamo, tocchiamo i fratelli, i poveri, l’Eucaristia, la Scrittura, ci ritroveremo non già a riflettere la luce promettente e affidabile di Gesù nella notte del mondo, ma a proiettare un fantasma, senza carne né ossa. E il mondo, nelle sue notti, di fantasmi ne ha già abbastanza; prodotti della fantasia e della paura che la attivano. Non possiamo rifilare al mondo un fantasma; dobbiamo testimoniare la carne viva di Gesù, il Vivente. Tu, Signore Gesù, presentandoci al mondo, dentro la sua notte, dici al mondo: “Guardate le mie mani, guardate i miei piedi”. Noi, tue mani, tuoi piedi, tuo corpo vivente: tua luna nel mondo e nella sua notte, per il mondo.

Don Mario Stefano Antonelli

Un altro giorno unico e coinvolgente che mi ha portato ad un ulteriore momento di crescita da parte del Signore. Don Mario Antonelli ha colpito tutti i presenti con la ripresa della metafora della Chiesa-luna che ha il compito di riflettere la luce di Cristo. Ha poi esortato a non stare a guardare il cielo come gli Apostoli appena dopo l’Ascensione del Signore, per non cadere in atteggiamenti nostalgici e di recriminazione, dato che occorre invece mantenere i piedi sulla terra, seguendo comunque Gesù. Ed eccomi con il lettorato, ad essere chiamato in modo particolare nella sequela verso il Signore.

A parte la trepidazione che mi ha portato  ad  anticipare l’ eccomi nel momento della chiamata, i due sentimenti principali sono stati la gratitudine e responsabilità. Gratitudine per l’abbraccio della Chiesa (sacerdoti e diaconi), della comunità, di mia moglie Laura e dei figli, in un cammino che il Signore  mi sta conducendo in solitaria (unico lettore), ma che è tutto meno che solitudine.

Responsabilità per quel gesto semplice ma carico di forza, di ricevere la  Scrittura durante il rito della celebrazione, gesto che mi impegna ad essere “fedele annunciatore”. Don Mario nel ritiro in preparazione al lettorato, aveva ricordato che sono “beati” quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano (vedi Lc 11,27-32).  Significa che se tratti con amore quel tesoro che hai ricevuto, se lo trasmetti bene, allora puoi aiutare gli altri. Nell’ascolto, o meglio nel buon ascolto della Parola di Dio, vale a dire quello che porta ad osservarla, è insito veramente un principio di felicità .

A questo punto non posso che fare mie le parole di Paolo: “Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della Parola per annunciare il mistero di Cristo” (Col 4,3). Ecco che vivo il Lettorato come il passaggio dalla porta della Parola, che non è di certo un passo solo intellettuale e di studio, ma è un passo affettivo. Conoscere la Scrittura per trasmettere la Parola, può avvenire perché si ama la Scrittura, ma si ama la Scrittura  perché si ama il Signore.

Mi affido quindi da Lettore a Gesù per avere cura e passione per la sua Parola, come espresso bene da questa preghiera di Dietrich Bonhoffer:

Facciamo silenzio
prima di ascoltare la Parola,
perché i nostri pensieri
sono già rivolti verso la Parola.

Facciamo silenzio
dopo l’ascolto della Parola,
perché questa ci parla ancora,
vive e dimora in noi.

Facciamo silenzio
la mattina presto,
perché Dio deve avere la prima Parola,
e facciamo silenzio
prima di coricarci,
perché l’ultima Parola
appartiene a Dio.

Facciamo silenzio
solo per amore della Parola.

Il neo-Lettore Alberto Tritini

Sabato 12 maggio 2018, vigilia dell’Ascensione del Signore, Chiesa di San Francesco d’Assisi in Lecco.