Il diaconato: una appartenenza
L’ordinazione diaconale inserisce nel clero diocesana con una appartenenza determinante per l’interpretazione della figura e della missione del diacono. Non si dà il diacono come operatore pastorale che opera a titolo personale, anche se la sensazione e l’apparenza sembra smentire questa identità fondamentale.
Il ministero del diacono per la Chiesa e per il mondo dovrebbe quindi prendere la forma della condivisione della missione del vescovo nella Chiesa locale.
La Chiesa e il suo servizio al “mondo”: la “spiritualità diaconale”.
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Lo sguardo e i sentimenti di Gesù:
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Mc 6,34).
L’aspetto originale, affascinante e forse anche frustrante, dell’appartenenza del diaconato al ministero ordinato è di essere una vocazione adulta che si riconosce e si vive in continuità con la vocazione al matrimonio o alla vita celibe.
L’intima connessione tra la vocazione che ha definito le scelte di vita compiute e la vocazione e ordinazione diaconale contribuisce a interpretare il proprio servizio nella continuità/discontinuità.
La continuità: il diacono è chiamato a vivere lo sguardo e i sentimenti di Gesù anzitutto nella sua famiglia, nella sua vita adulta di celibe, nella sua professione, nelle forme di volontariato già praticate.
La discontinuità: il diacono è chiamato a vivere lo sguardo e i sentimenti di Gesù nel contesto definito dalla destinazione che, di norma, chiede l’inserimento in responsabilità diaconali specifiche e anche in comunità altre rispetto alla comunità di origine. La novità del servizio del diacono ordinato è definita dall’appartenenza al clero e dalla relazione con la Chiesa locale, quindi con il vescovo, con le indicazioni e le forme proposte dalla diocesi.
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Il servizio della profezia.
La missione che Gesù ha affidato alla Chiesa è di annunciare che il Regno di Dio è vicino, cioè che la parola del Vangelo semina nella storia umana un’”altra storia”. Con la predicazione, con l’azione, con le iniziative e con le istituzioni la Chiesa è profezia del Regno. I contenuti di questa profezia, quindi i contenuti del servizio diaconale possono richiedere una lunga esposizione. Ma alcuni tratti si possono mettere in evidenza e possono offrire indicazioni.
Annunciare la speranza. Nell’anno giubilare papa Francesco ha proposto il tema della speranza declinandolo nella Bolla di indizione Spes non confundit in alcuni temi specifici:
la speranza della pace: Il Giubileo ricordi che quanti si fanno «operatori di pace saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti (Spes non confundit, 8);
la speranza fonte di gioia: Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere. Purtroppo, dobbiamo constatare con tristezza che in tante situazioni tale prospettiva viene a mancare. La prima conseguenza è la perdita del desiderio di trasmettere la vita …La comunità cristiana perciò non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo. Ma tutti, in realtà, hanno bisogno di recuperare la gioia di vivere, perché l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26), non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali (Spes non confundit, 9); la speranza come messaggio particolarmente necessario per i detenuti, gli ammalati, i migranti, i giovani, gli anziani. La Chiesa e, in essa, i diaconi annunciano la speranza perché annunciano il Vangelo.
La speranza nelle parole e nelle opere dei diaconi. Il Vangelo però non è riducibile alla parola dell’omelia o della catechesi. Deve piuttosto diventare ascolto dei disperati, conversazione e accompagnamento, aiuto concreto e insieme testimonianza della visione cristiana della vita e dell’accoglienza della promessa di Gesù della vita eterna. La profezia convince che è doveroso provvedere al “pane”, ma non solo nel soddisfare un bisogno, rispondere a una richiesta, ma anche dicendo del “pane di vita eterna”.
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Il servizio della comunione.
La profezia che il Signore annuncia sul mondo è la vocazione alla fraternità universale (cfr Fratelli tutti). Il diacono, entro il clero, offre il suo servizio edificando la comunione: comunione inclusiva, che non esclude nessuno e anzi convoca tutti; la comunione sinodale, che chiama e rende praticabile la corresponsabilità; la comunione missionaria, che pone nella storia il segno della riconciliazione possibile, della rivelazione dello sguardo e dell’opera di Dio sull’umanità.
La “comunione per la missione” un tema (o uno slogan?) che si è molto ripetuto. Non è però così evidente che ci sia una dedicazione particolarmente intensa a edificare la comunione e non è così chiaro che cosa si intenda per “missione”.
Il servizio dei diaconi, uomini della soglia, incaricati di essere connessione “tra l’altare e la piazza” è particolarmente prezioso per quella vocazione portare in chiesa le invocazioni della gente e portare alla gente la consolazione e la liberazione che Gesù opera nel suo sacrificio sulla croce.
Per andare oltre? Per andare vicino?
Ciascuno dei temi trattati nel tentativo di illustrare aspetti del servizio che il diaconato offre a questo tempo, a questa società, meriterebbe ulteriori sviluppi (oltre). Soprattutto esigerebbe una pratica ordinaria (vicino). Potrebbe essere utile affrontare personalmente e come corpo diaconale alcune domande sintetiche.
Sul tema dell’appartenenza come tema spirituale e procedurale: quali sono i segni che manifestano una sensibilità ecclesiale diocesana? Quale pertinenza e orientamento doveroso si riconosce alla proposta diocesana (vescovo, curia, ecc.)?
Sul tema della speranza: in che cosa speriamo? È forse finita la riserva di gioia? Quale predicazione riesce a condividere con i fedeli la gioia e la speranza? Quale conversazione riesce a condividere la gioia e la speranza con le persone di ogni giorno (famiglia, lavoro, attività caritative, incontri occasionali, ecc.)?
Sul tema della comunione per la missione: quale dedizione si può riconoscere alla cura per la sinodalità nelle nostre comunità? Quale idea di missione si condivide?
Sua Eccellenza Mons. Mario Delpini
Arcivescovo di Milano
Seveso, 30 agosto 2025
Per approfondimento con interviste: