Scomparsa diacono Francesco De Agostini

Questa mattina è tornato alla Casa del Padre il diacono Francesco De Agostini, ordinato nel 1992; abitava nella parrocchia di S. Pio V a Milano.

Lo ricordiamo per il suo servizio mite e umile, per il suo amore alla Chiesa e al Diaconato, e con tutto il corpo diaconale lo accompagniamo con la preghiera all’incontro con il Padre di tutti e chiediamo al Signore di assicurargli un posto tra i suoi eletti e di concedere ai suoi cari la Sua consolazione.

Milano, 26 febbraio 2020

 

Omelia del funerale celebrato da mons. Luigi Manganini

La grande figura cristiana, familiare e diaconale di Francesco non mi permette di improvvisare, quanto invece di sottolineare qualche traccia della sua avventura di vero discepolo del Signore Gesù come si è progressivamente realizzata nei suoi molteplici evangelici servizi di sposo, di padre, di diacono, ovviamente senza la pretesa della contempletezza, ma accontentandoci di piccole allusioni, partendo dai testi biblici proclamati, gli stessi per le esequie di un presbitero e di un vescovo.

Il testo dell’Ultima Cena secondo Luca suggerisce il tema della convivialità. Francesco l’ha vissuta nella sua famiglia, prima e dopo la morte della moglie, sempre con le sue figlie cui pongo le mie più sentite condoglianze. Una convivialità gioiosa e impegnata che lo ha portato ad una presenza nella comunità parrocchiale così intensa da essere pronto, con l’amico Egisto Crociati ad essere ordinato diacono per la chiesa ambrosiana. Il suo impegno diuturno nella pastorale familiare e quindi nel cammino dei fidanzati in preparazione al matrimonio fece di lui un operatore pastorale riconosciuto come tale dalla comunità tutta. Ne è La dimostrazione la modalità con cui il sottoscritto lo designò come candidato al triennio di preparazione al ministero diaconale. Siamo verso la fine degli anni ottanta. Segretamente pensavo a Francesco ed Egisto come candidati, ma desideravo una conferma della comunità. In una seduta del Consiglio pastorale, senza svelare i due nomi, chiesi una votazione segreta ai membri del consiglio. Ovviamente desideravo una coincidenza tra i voti dei consiglieri e le mie candidature segrete. La coincidenza avvenne ed ecco Egisto e Francesco avviarsi verso il diaconato.

Il racconto della agonia di Gesù ci pone di fronte al tema delle tenebre: “si fece buio su tutta la terra”, tenebre anche nell’animo di Gesù. Nessun cristiano può sfuggire all’esperienza della notte oscura. Negli anni in cui don Giorgio e poi don Franco mi invitavano per qualche celebrazione guardavo intensamente Francesco, osservando il regredire della sua salute. Parco di parole nella sofferenza come fu discreto nel lavoro pastorale. Ha vissuto la notte oscura senza esibizioni. Serviva senza mettersi in mostra, soffriva senza esibizioni. Ma don Franco che lo ha assistito negli ultimi tempi potrebbe dire molto meglio di me su questa dimensione del diacono Francesco.

E infine, ecco il Vangelo della Risurrezione! Era Francesco un cristiano contento? Il suo donarsi in famiglia e in parrocchia era di una generosità sconfinata, ma nello stesso tempo era un servizio gioioso. Una gioia pacata proprio del cristiano maturo che sente dentro di sè il presagio della risurrezione.

Potremmo allora dire che se il nostro diacono ha vissuto sia la sponsalità che il pastorato di Cristo a sua volta si è lasciato plasmare da Gesù sposo e pastore come abbiamo cantato nel salmo responsoriale: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”.