Vi comunico che questa mattina è tornato alla Casa del Padre il diacono Umberto Castelli, ordinato nel 2003. Con tutto il corpo diaconale lo accompagniamo con la preghiera all’incontro con il Padre di tutti e affidiamo alla consolazione del Signore i suoi cari.
don Filippo
9 agosto 2024
Omelia nelle esequie del diacono Umberto Castelli – Pieve Emanuele, 10.08.2024
La passione e la risurrezione di Gesù sono sicuramente la vicenda personale di un uomo, il Figlio di Dio fatto uomo, che va incontro alla morte in un contesto di solitudine e di ostilità, ma sono anche la storia di legami profondi, prima di tutti quelli tra Gesù e i suoi discepoli, che sembrano interrompersi per sempre nel momento più alto e più intimo e si riallacciano dopo la risurrezione in una modalità nuova e ancora più profonda.
Il diacono Umberto ha ripercorso nel suo itinerario di fede questa vicenda, con un suo personale cammino di fede solida nella prova ma anche con la ricchezza di tanti legami e relazioni vissute nel segno della condivisione e del servizio. Il vangelo dell’ultima cena ci parla del desiderio ardente di Gesù di mangiare questa cena pasquale insieme ai suoi discepoli, desiderio immaginiamo corrisposto dai discepoli stessi, che pure devono fare i conti con la loro fragilità, con l’ambizione di emergere, di mettersi al primo posto. Il diacono Umberto ha vissuto una schietta e generosa fraternità con i suoi confratelli diaconi: ricordo il suo impegno, la sua pazienza nell’affiancare un confratello in difficoltà, la sua disponibilità a ricoprire il ruolo di tutor nei confronti dei diaconi di recente ordinazione, ricordo la sua preoccupazione, il pensiero per confratelli che facevano fatica nella loro destinazione pastorale, soprattutto per qualcuno che viveva un po’ ai margini della vita pastorale, e le proposte che mi faceva, i suggerimenti che mi dava per cercare di ridare loro una prospettiva migliore, un inserimento più attivo e significativo nella vita ecclesiale. Umberto si è preso cura dei confratelli diaconi, ha avuto lo sguardo di chi non vuole lasciare indietro nessuno, di chi si accorge delle fatiche, magari anche delle riottosità, delle chiusure, di certe ribellioni silenziose, e si è interessato, si è speso perché questi fratelli non mancassero alla cena pasquale e potessero più pienamente corrispondere al desiderio del Signore di avere tutti alla sua mensa.
L’avevamo coinvolto nell’Equipe regionale lombarda per il diaconato, e lì è emersa la passione di Umberto, il desiderio di pensare la figura del diacono e il suo ruolo nella Chiesa, lì abbiamo visto la sua combattività, il suo essere esigente, senza fare sconti ai ritardi e alle lentezze e ai blocchi che ancora nella Chiesa impediscono di apprezzare pienamente il ministero diaconale. Ma Umberto, anche negli interventi più dialettici e magari polemici, non ha mai perso la sua dolcezza, ha accompagnato anche le critiche più severe con il sorriso, ci ha insegnato che ci si può, ci si deve appassionare alle idee e alle discussioni di principio, ma alla fine devono prevalere le relazioni, deve vincere l’amicizia e il rispetto tra le persone, la concretezza e la bellezza del camminare insieme nella Chiesa. È la lezione di Gesù, che risorto dai morti non perde tempo a rinfacciare ai discepoli questioni di principio, a rimettere a posto le cose sottolineando i loro errori e i loro fallimenti, ma ricompone la relazione con loro donando il suo perdono e la sua pace, e rendendoli ministri di riconciliazione.
Cura dei legami, senso della Chiesa, servizio a chi fa fatica: come non ricordare, in questa scia, l’impegno del diacono Umberto nel Pio Istituto dei Sordi e per una più puntuale e attenta accoglienza nella Chiesa delle esigenze dei fedeli non udenti? Umberto non si è limitato a seguire con la consueta generosità questa problematica, si è anche preoccupato perché i ministri ordinati, diaconi e presbiteri, maturassero una sensibilità maggiore nei confronti di queste persone, perché nessuno si senta escluso nella Chiesa.
In questo intreccio di relazioni, si è dipanata, come per Gesù nella passione, anche la vicenda personale della fede del diacono Umberto. “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”: questa parola rivolta da Gesù ai suoi discepoli può benissimo descrivere la parabola credente di Umberto. Egli è stato un uomo provato, nella vita famigliare, nella malattia degli ultimi tempi, ma ha perseverato nella fede, è rimasto fedele, è stato in senso pieno un uomo di fede. Nella fede ha interpretato tutta la sua esistenza, che non avrebbe avuto senso ai suoi occhi al di fuori della relazione con il Signore. Nella fede ha trovato il sigillo del suo ministero, che è stato profondamente diaconale, cioè di servizio, alieno da onori e pretese di riconoscimento, e anche autentico nella sua dimensione laicale: il diacono Umberto è stato assolutamente lontano da ogni clericalismo.
Gesù risorto riallaccia il filo del rapporto con i discepoli offrendo la pace e facendoli ministri di riconciliazione: noi crediamo che il ministero del diacono Umberto, che è stato ministero di relazioni, di tessitura di rapporti, di inclusione rispetto a coloro che rischiavano di restare ai margini, ora rifluisce e trova il suo approdo definitivo nella pace del Regno che è frutto prezioso dello Spirito.
Umberto interceda per noi perché sappiamo essere, ognuno secondo la propria vocazione, ministri di riconciliazione.
don Giuseppe Como