Ordinazioni Diaconali 2015

Duomo di Milano, sabato 7 novembre 2015 ore 17.30

Santa Messa vigiliare della solennità

di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

Testi liturgici: Is 49,1-7; Sal 21; Fil 2,5-11; Lc 23,36-43

 Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano

 

  1. «Perché cercate tra i morti colui che vivo? Non è qui, è risorto» (Annuncio della Risurrezione, Lc 24, 5-6). Le parole dei due uomini in abito sfolgorante annunciano la vittoria del Crocifisso, la Sua signoria sulla vita e sulla morte, cioè la Sua regalità. E queste stesse parole a noi portano in questo vespero l’annuncio della nostra liberazione. Il Padre, come dice la liturgia di oggi, in Cristo ha ricondotto «ogni creatura alla libertà della grazia» (All’inizio dell’Assemblea), schiudendo a tutti gli uomini e a tutte le donne la possibilità di donare la propria vita, compiendola nel servizio e nella lode senza fine.
  1. Carissimi ordinandi, nella regalità di Gesù Cristo, adeguatamente intesa, troviamo la sorgente e la forma del ministero che oggi, per il dono dello Spirito attraverso la preghiera e l’imposizione di mani dell’Arcivescovo, state per ricevere.

«Dal legno della croce regna il Signore» abbiamo ripetuto nel Salmo. Gesù attua la missione che il Padre gli ha affidato nello Spirito attraverso la Sua libera consegna alla croce. Il mistero pasquale di morte e risurrezione è l’istaurarsi del regno di Dio, in modo definitivo, già sperimentabile come caparra nella nostra storia personale e in quella di tutta l’umanità anche se non ancora manifesto nella sua incontrovertibile assolutezza. Il Crocifisso Risorto, cioè «il re dei giudei» (Vangelo, Lc 23,38) come recitava l’iscrizione fatta porre sulla croce, ci fa alzare gli occhi verso di Lui per domandarGli, anche noi come il buon ladrone: «Gesù, ricordati di me» (Vangelo, Lc 23,42).

  1. La Lettera ai Filippesi ci ha descritto in cosa consiste effettivamente la regalità di Cristo: «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e una morte di croce» (Epistola, Fil 2,8 ). Non è potere e dominio, ma abbassamento fino all’umiliazione. Se vogliamo è l’onnipotenza della più totale impotenza. L’Apostolo invita tutti i cristiani ad aver «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Epistola, Fil 2,5). Questo invito è oggi rivolto in modo particolare a voi, carissimi ordinandi, che siete chiamati ad assumere, per grazia, il ministero diaconale, cioè, a lasciarvi prendere a servizio per il popolo santo di Dio e per il bene del mondo intero.

Questo ministero trova il suo centro proprio nel far presente, attraverso la carità in tutte le sue forme, tra gli uomini e le donne del nostro tempo il volto di Gesù, Servo di Dio, perché tutti possano riconoscere in Lui il cammino, la verità e la vita che conduce al Padre. Nella preghiera di ordinazione chiederemo per voi che lo Spirito colmi il vostro cuore dei sentimenti e del pensiero di Cristo: «Siano pieni di ogni virtù: sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito (…) siano immagine del tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire» (Preghiera di ordinazione).

  1. Nel ministero del diaconato permanente che voi ricevete sarete quotidianamente sostenuti e accompagnati dalle vostre spose. Il ripristino del diaconato uxorato, dopo il Concilio Vaticano II, ha fatto risplendere la ricchezza della comunione ecclesiale nella pluriformità di stati di vita e di uffici. Nei lavori della recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi sulla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo, i Padri Sinodali hanno insistito sulla centralità della famiglia come soggetto di evangelizzazione. L’assenso che come mogli avete dato al cammino vocazionale dei vostri mariti vi rende testimoni privilegiate di come la vita stessa della famiglia sia servizio alla Chiesa per il bene del mondo, perché tutti gli uomini possano conoscere e amare Gesù. Voglio, per questo, esprimere a voi e ai vostri figli la gratitudine dell’Arcivescovo e di tutta la nostra Chiesa.
  1. La lettura del profeta Isaia conclude con una promessa che oggi viene fatta a voi, alle vostre famiglie e a tutta la nostra Chiesa, anzitutto alle parrocchie di provenienza e a tutte le realtà in cui operate o in cui opererete. «È troppo poco che tu sia mio servo… Io ti renderò luce delle nazioni» (Lettura, Is 49,6). è la luce della comunione, speranza per il mondo. Nella Lettera pastorale di quest’anno ho scritto: «Sentire con Cristo implica sempre un sentire con la Chiesa, in intima unione con il popolo santo di Dio, ma ciò esalta le diverse sensibilità, i diversi carismi e ministeri presenti nella comunità ecclesiale. è questo il criterio della pluriformità nell’unità, vera e propria legge della communio» (Educarsi al pensiero di Cristo III, c). Siate, anzitutto e in ogni cosa, a servizio della comunione, modalità di rapporto che poggia su una stima previa in nome della comune appartenenza a Cristo. Questo il vostro Arcivescovo, tutto il presbiterio e il popolo di Dio vi domanda con forza il giorno della vostra ordinazione.
  1. Carissimi, concludendo con l’odierna solennità l’Anno Liturgico, volgiamo il nostro sguardo a Colui che, sovrano dell’universo, ha voluto liberarci della schiavitù del peccato e della morte. Un tale immenso dono ci è stato fatto perché ognuno di noi ne sia testimone luminoso e convinto attraverso i rapporti, le circostanze e le situazioni che costituiscono la trama quotidiana della nostra esistenza.

Maria Santissima, Regina di tutti i santi, ci sostenga tutti in questo esaltante compito. Amen.