Ordinazioni Diaconali 2013

Duomo di Milano, sabato 16 novembre 2013 ore 17.30

Messa vigiliare della I domenica d’Avvento

Testi liturgici Is 51,4-8; Sal 49 (50); 2Ts 2,1-14; Mt 24,1-31

Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano

 

  1. «Vieni Gesù. Discendi dal cielo». Così ci farà cantare il coro, tra poco. «Vieni»: la nostra vita, la vita di ogni uomo è attraversata dalla struggente invocazione di salvezza rivolta ad un Tu. Questa domanda risorge in continuazione in quanti già ne conoscono ed amano il volto, ma anche in chi non lo conosce ancora. Di più, spesso riaffiora anche in quanti lo hanno dimenticato o credono di avergli girato le spalle.

Carissimi, il Signore Gesù vi ha chiamati per coinvolgervi nella Sua missione di annunciare che Egli è da sempre la risposta che suscita e anticipa la domanda di salvezza che arde al fondo del cuore di ognuno. E voi oggi, attraverso il dono dell’ordine sacramentale, siete messi al servizio di questa missione.

Le tre letture della prima domenica di Avvento ci parlano della venuta-ritorno finale del Signore come evento compiuto di salvezza. L’attesa di «Colui che viene» (Mt 23,39) esprime un dato fondamentale: la storia ha un significato ed una direzione, quindi un senso. Sia la storia personale di ogni uomo, sia quella del mondo, nel travaglio non di rado doloroso da cui sono attraversati (sia il Vangelo che l’Epistola di Paolo ne descrivono alcuni tratti), terminerà con il ritorno glorioso del Messia.

I cristiani attendono la fine del mondo con lo sguardo fisso al Cristo glorioso. Il mondo finirà con questo ritorno e non per fatti catastrofici «abominio della devastazione» (Mt 24,15) o fatti dolorosi di cui ci parlano le Letture di oggi. Il Vangelo infatti ci dice di non allarmarci quando capiteranno perché «non è ancora la fine» (Mt 24,6), o «è solo l’inizio dei dolori» (Vangelo Mt 24,8).

  1. Cosa vuol dirci allora il Vangelo con queste drammatiche descrizioni? Matteo, parlandoci della fine della storia, vuole illuminare la condizione dei cristiani delle prime comunità come la nostra di oggi. Essa è sottoposta alla prova.

Quali sono i caratteri di questa prova?

Anzitutto siamo esposti sempre al rischio della seduzione/inganno della menzogna: «Badate che nessuno vi inganni» (Vangelo, Mt 24,4); «La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri» (Epistola, 2Ts 2,9). Occorre, quindi, essere vigilanti.

Inoltre non mancheranno le persecuzioni dall’esterno («sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome» Vangelo, Mt 24,9) e pericoli interni («Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda» Mt 24, 10 e «si raffredderà l’amore di molti» Mt 24,12).

  1. La libertà, la nostra libertà è provata perché chiamata alla responsabile scelta di accogliere «l’amore alla verità per essere salvati» (Epistola, 2Ts 2,10). In questa scelta ci conforta la parola del profeta: «La mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta» (Lettura, Is 51,6). Dio non si rassegna mai al rifiuto dell’uomo. Egli è fedele per sempre. La luce del “per sempre” propria dell’amore di Dio per noi, si proietta sulle nostre relazioni, compiendo l’anelito che è al cuore di ogni libertà umana.

La vostra diaconia senza questa luce non avrebbe senso, sarebbe poco più che generosa filantropia, compassionevole ma ultimamente impotente commozione di fronte al bisogno e al dolore dell’uomo.

  1. «Pronti a un’abnegazione totale,/capaci di accettare qualsiasi compito,/liberi e sottomessi al tempo/stesso, spontanei e tenaci,/dolci e forti» così la preghiera di Madeleine Delbrel, che avete scelto, descrive i testimoni di cui ha bisogno il nostro tempo. Un compito vertiginoso e affascinante, davanti al quale ci sarebbe da gettare la spugna prima ancora di iniziare, se fosse fondato sulle nostre forze..! Noi non siamo superuomini, ma poveri uomini.

Nel dire il vostro , sia pure in modo diverso, ma altrettanto impegnativo, siete accompagnati e sorretti anche dal delle vostre mogli e dei vostri figli. L’esperienza del sacramento del bell’amore, fedele e fecondo, che fate nel matrimonio è un esempio preclaro di come volere il bene dell’altro consista nel volere che egli possa dire sempre più convintamente di al disegno di Dio sulla sua vita.

Se il nostro sì è fragile chi potrà sostenerlo lungo l’arco di tutta la nostra esistenza? È lo stesso Spirito di Gesù risorto a generare con la Sua grazia la risposta in noi. Potete contare, con speranza certa, sulla grazia indefettibile dello Spirito Santo che ora è sopra di noi, tra noi ed in modo speciale prende dimora in voi, come dirà la Preghiera di Ordinazione: «Ti supplichiamo, o Signore, effondi in loro lo Spirito santo, che li fortifichi con i sette doni della tua grazia, perché compiano fedelmente l’opera del ministero».

  1. Carissimi, come ministri ordinati della nostra amata Chiesa ambrosiana, siete chiamati a collaborare in modo stretto, deciso e liberamente docile coll’Arcivescovo, anche quando vi costasse sacrifici.

In questo giorno Vi chiedo di non risparmiarvi nell’adempiere, con gratitudine e gioia, i doveri del ministero che Vi è affidato. Pregate incessantemente per la Chiesa e per il mondo, annunciate il Vangelo e operate la carità, marchio inconfondibile della verità della fede. Andate incontro all’umano, come chiede la proposta pastorale “Il campo è il mondo”. Che cosa significa “l’umano”? vuol dire, contemporaneamente, tutto l’uomo e tutti gli uomini. Il cristiano è sempre all’ascolto del tutto che si comunica nel frammento. Solo così infatti si compie, nella pazienza perseverante, l’unità del nostro io incorporato a Cristo Gesù. Quell’unità che conduce alla santità, cioè alla piena riuscita di sé.

Per questo mendicate sempre il dono di saper pensare ed amare come Cristo e di pensare ed amare Cristo attraverso tutte le cose.

Maria Santissima, che fu veramente l’ancilla Dei, vi accompagni e protegga perché possiate vivere la vostra vita a servizio della Trinità, cioè dell’Amore con la maiuscola, per il bene della Chiesa e di tutta la famiglia umana. Amen.