Non abbiamo che questo

Nella parrocchia di S. Ambrogio in Morazzone, sabato 3 giugno vigilia di Pentecoste, si è celebrata l’istituzione nel Ministero dell’Accolitato dei candidati al Diaconato Permanente.

Vi proponiamo l’omelia:

  1. I cristiani, gente per bene.

I cristiani sono gente per bene. Parcheggiano con criterio, se sbagliano una manovra chiedono scusa. Sono gente per bene: parlano senza troppe parolacce, discutono senza gridare troppo, parlano di calcio e di politica, un po’ come fanno tutti, lamentano dei mali presenti, un po’ come fanno tutti. Sono gente per bene: se c’è da dare una mano, non si fanno pregare; se capita una disgrazia sono tra i primi a commuoversi e a soccorrere, per la festa del paese ci prendono gusto a organizzare il pranzo comunitario e la pesca di beneficenza. Sono gente per bene: suonano le campane per la messa della domenica e regalano un tocco di festa a tutto il paese, tengono vivo l’oratorio dove tutti sono benvenuti e si insegna a tutti un po’ di civiltà.

Insomma sono gente per bene.

 

  1. I cristiani e il loro cruccio.

Tuttavia i cristiani sentono dentro una inquietudine e c’è un cruccio che non li lascia tranquilli. Guardano i loro bambini e sospirano: “Come sono belli e cari! Ma che sarà di loro? Non siamo in grado di assicurare loro la gioia!”. Applaudono gli sposi novelli, ma hanno come un retropensiero: “ Come sono  contenti! Ma durerà? Non siamo in grado di assicurare la fedeltà!”. Attraversano con un senso di colpa i giardinetti in cui bivaccano adolescenti inconcludenti: “Quanto tempo sciupato! Quanti talenti sotterrati! Non siamo in grado di aiutarli a rispondere alla loro vocazione!”. Vanno a trovare i malati e discutono di acciacchi e medicine, si congedano con parole rassicuranti e auguri di stare meglio, ma rimane in loro un senso di incompiuto che li rimprovera: “Non so se guarirà. Ma non siamo in grado di offrire la consolazione della speranza invincibile!”

Ecco come sono i cristiani: sono inadeguati e sanno di non essere all’altezza della loro missione. Sono là per essere sale e non riescono a dare sapore! Sono là per essere luce e anche loro talora sono avvolti da un grigiore confuso. Hanno raccolto le confidenze di Gesù: ma invece di esserne tutti illuminati sono incerti e smarriti, tanto che Gesù li rimprovera: la tristezza ha riempito il vostro cuore. È proprio vero quello che dice Gesù: non siete capaci di portarne il peso.

Gesù si è fidato di loro, ha affidato il compito di continuare la sua missione; ma loro devono riconoscere di non essere all’altezza. “Siamo pochi e gli altri sono molti; siamo stanchi e il lavoro è appena cominciato; non siamo abbastanza preparati e le contestazioni ci mandano in confusione; abbiamo fatto tanto e tutto quello che abbiamo fatto oggi sembra niente: non c’è chi lo apprezzi e c’è chi lo considera addirittura un peso di cui disfarsi.

Ecco come sono i cristiani: gente per bene, che soffre di non essere all’altezza delle sfide di questo tempo complicato.

 

  1. Lo Spirito vi guiderà a tutta la verità.

Mentre si crucciano per non essere all’altezza, ricevono però quello che il Padre ha promesso, lo Spirito della verità che guida i cristiani a tutta la verità. E nella verità si manifesta la consolazione di Dio: la missione è affidata a voi, ma non è vostra; la sapienza illumina le vostre menti, ma non viene dallo spirito del mondo, da una sapienza umana, ma dallo Spirito di Dio; voi non dovete portare voi stessi, ma ciò che vi è stato dato.

Voi non siete in grado di assicurare la gioia ai bambini che amate, perché la gioia è il segreto di Dio. Ma Dio non è geloso della sua gioia e l’offre a tutto coloro che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio: perciò siate lieti!

Voi non siete in grado di garantire la fedeltà nell’amore, perché le risorse umane non possono comprare l’amore né può bastare la buona volontà e i buoni propositi, perché solo Dio è fedele. Ma Dio non è lontano da voi e vi rende partecipi della sua fedeltà. L’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui.

Voi non riuscite a consegnare ai giovani il senso della vita e la fierezza di una vocazione, perché la sapienza del mondo insegna piuttosto ad essere cinici e disperati invece che ardenti di passione per una missione, ma il Signore Gesù continua a percorrere le strade della terra e usa la vostra voce e la vostra testimonianza per dire ancora: “vieni, seguimi!”.

Voi di fronte al soffrire e al morire non siete all’altezza di un discorso che offre la consolazione della speranza, ma la speranza non viene da voi, ma dalla Pasqua di Gesù.

Istituire degli uomini nel ministero dell’accolitato è il modo con cui  oggi celebriamo la risposta e la consolazione per chi è persuaso di non essere all’altezza, di non essere adeguato. Questi uomini andranno nelle loro comunità, andranno nelle case di malati e anziani e diranno: “io non ho niente di mio che possa bastare al tuo bisogno di vita, di speranza e di gioia, ma ti porto Gesù, la sua Pasqua, la sua vita”.

 

Il responsabile diocesano per il Diaconato

S.E. Mons. Mario Delpini